Metamorfosi del corpo
Kafka parlava di Metamorfosi del significato, vale a dire divenire noi stessi metafore, così da raggiungere quella realtà ultima, sepolta nell’identità magica di significato e significante.
In quest’opera di Marinella Albora ci troviamo di fronte alla Metamorfosi del corpo. Un essere per metà donna e per metà civetta.
Secondo la mitologia antica, questa figura con il suo sguardo acuto penetra il buio, personificando la luce come uscita dalle tenebre indicando la rivelazione.
Essere che si fa portavoce di una nuova realtà sconosciuta ai molti. Metamorfosi come trasformazione.
La Donna-Civetta emerge con grande forza da uno sfondo neutro.
A livello cromatico vi è una grande ricerca. La narrazione figurale è molto enigmatica, quasi a testimoniare una sorta di trasformazione dalla figura umana a quella animale.
Questo ci fa pensare ad una fuga dal mondo Sociale in cui si vive, per andare a cercare una nuova dimora in cui il proprio essere trovi la pace interiore e la dimensione più congeniale. Un luogo dove le pulsioni dei desideri e le inquietudini si annullano e la mente può dedicarsi ad altro come il raggiungere la comunione totale con il cosmo, anelando ad una conoscenza maggiore di ogni elemento che lo costituisce.
Non è una visione utopica, ma un desiderio che viene espresso sulla tela mediante metafore e similitudini, suggerendo allo spettatore un modo di vivere un sogno.
Salvatore Russo [Critico d'Arte]
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